Difendere l’articolo 18 non è ideologico! L’azzeramento… (e io lotto e voglio votare)

di Gianni Marchetto – 7 Aprile 2012

Premessa

Pare ormai innegabile cosa vuole il Prof. Monti e co.: lo scalpo del movimento operaio italiano (vedi pensioni e art. 18) da portare come trofeo ai “delinquenti” della troica. Così ci sarà un azzeramento della situazione italiana (nei decenni passati, una felice combinazione di diritti e potere in fabbrica e fuori).
Non gliene frega niente né di competizione, né di produttività, né di qualità, ecc. Perché il personale dell’attuale governo non sa assolutamente nulla di un luogo di lavoro, non l’ha mai visto, ne tantomeno vissuto, ne fa solamente un argomento di carattere ideologico e di nuovo comando nei luoghi di lavoro. Cosa mai potrà dare un individuo oltre i 60 anni? E dopo oltre 50 ore la settimana (dove evidentemente si lavora)? Quale produttività? Con i licenziamenti facili e il ricambio continuo di sangue giovane forse potrà cavarci qualche cosa: a fare delle carabattole

Quale competizione e produttività vanno cercando questi signori (a partire da Marchionne) quando usano gli umani al lavoro come se fossero dei cavalli, ergo sfruttare solo i muscoli e non il cervello che come ben diceva Norbert Wiener nel 1949 (!) nelle moderne manifatture è utilizzato per “un milionesimo delle sue capacità cerebrali”, vedi per es. i lavoratori impegnati alle catene di montaggio a Pomigliano = UN MINUTO DI CADENZA! e avanti popolo..
E invece di allargare la vita lavorativa avanti tutta per allungarla e un mare di CIG e di disoccupati a stare a casa a non fare niente. Quando ci sarebbe un mare di cose da fare per “riprodurre la natura” e con una buona riduzione dell’orario di lavoro perseguire una equa distribuzione del lavoro ora esistente (alla maniera dei tedeschi, per favore!).
Diverso è invece l’approccio del padronato: fatto salvo quei padroni (pochi purtroppo) che con il fischio ricorreranno ai licenziamenti facili in quanto i lavoratori che impiegano se li vogliono tenere in quanto gente brava ed esperta nel lavoro (che gli è magari costata nella formazione ricevuta), il rimanente (una buona maggioranza) che fa solo delle “carabattole” lo userà in due modi:

  1. per produrre l’ennesima pulizia etnica, ergo tutti coloro che per passate vicende lavorative oggi si ritrovano con qualche acciacco alla salute (inidonei e invalidi, oltre che anziani) e rischiano di essere in grande numero, sostituendoli con giovani precari molto disponibili perché più ricattabili, ovvero, perché così recita la legge in occasione di “esuberi” del personale: via i giovani, a proposito di trovare un posto per questi!. 
  2. tutti coloro che hanno la “schiena dritta” (a prescindere dalla loro collocazione politica e/o  sindacale), coloro i quali per es. non accettano supinamente lo straordinario, ecc. saranno pochi però con un chiaro obiettivo terrorista: “colpirne uno per educarne 100”.

Dice il saggio:

  • La Costituzione italiana è fondata sul lavoro, inteso come principio fondamentale (da art. 1 ad art. 12).
  • La Costituzione europea è fondata sulla tutela delle regole del mercato.
  • Le due Costituzioni sono in rotta di collisione.

    È in corso la costituzionalizzazione del principio della prevalenza assoluta sulla legislazione nazionale dell’ordinamento giuridico europeo attuale e futuro. Questa decisione, senza verifica referendaria popolare, annuncia la fine della Costituzione italiana fondata sul lavoro.
    Le decisioni del governo Monti in materia di stato sociale, sono coerenti con la lettera Trichet-Draghi, ma non sono in armonia con la nostra Carta costituzionale. Tutto ciò è in regola nel centrodestra, motore degli spiriti animali. Ma come la mettiamo con la sinistra che nacque in Europa e in Italia per tutelare gli spiriti umani? 
    La legittimazione democratica di un governo di tecnici può essere sanata da un voto del Parlamento. Ma la legittimazione democratica di un mutamento costituzionale richiede un voto popolare.
    Se i provvedimenti del governo Monti (placet Napolitano), con l’inizio della primavera del 2012, dovessero aprire la strada a un sussulto di vitalità della sinistra europea e italiana di tradizione socialista, cristiana e libertaria, sarà vera primavera. Altrimenti l’inverno sociale arriverà prima del cambio di stagione.

Quali priorità

  1. Far venire giù dal pero il “diverso meccanismo di sviluppo” e a fronte del fatto che ci vogliono allungare la vita lavorativa opporre l’allargamento della vita lavorativa. Come? 20 ore/settimana di lavoro produttivo (ne aveva già parlato Keynes negli anni ’30 e lui era un liberal, non era certo un bolscevico) + 8 di lavoro riproduttivo, es. per riprodurre la natura (basta vedere ad es. ogni volta che piove in questo nostro paese che va giù a rotoli. Questa dovrebbe essere la “grande opera”: quella di mettere al sicuro questo nostro territorio, fragile, devastato dalla cementificazione ed esposto al cambiamento climatico, altro che TAV, Ponte sullo stretto o quant’altro!) + 8 di formazione permanente (a imparare il clavicembalo come giustamente disse Trentin alla Federmeccanica nel 1973 in occasione della richiesta delle 150 ore) = in pratica, appunto, allargare la vita non solo allungarla come stanno facendo! Non fosse altro per distribuire il lavoro esistente e permettere ai giovani di lavorare di fare un po’ di figli per garantirsi il mantenimento di un welfare decente – se no siamo fritti… con tutti questi anziani! E se non ora quando? Perché per es. i sindacati (a partire dalla CGIL), in questo particolare frangente non chiedono un “servizio civile obbligatorio”  (di un anno, un anno e mezzo) per tutti i giovani/e dai 18 ai 26 anni. Vitto e alloggio pagato dallo stato. Per i primi mesi: formazione su diverse professioni (paga = “il tabacco”), i mesi di impegno lavorativo = paga sindacale (meno vitto e alloggio). I soldi ci sono: la CIG, la disoccupazione, la prevenzione rispetto ai quattrini spesi in occasione di calamità e un eccetera sconfinato. Oltre a questi risultati ne viene anche quello di preparare professionalmente decine di migliaia di giovani.. se pare poco.. e nessuno a casa magari pagato a non fare niente.
  2. Un diverso modello di mobilità individuale = un grande “car shering” di massa, garantito dal pubblico, così lo immagino io: un consorzio fatto dai sindaci delle città con più di 100mila abitanti, che garantisca la costruzione di vetture poco più che spartane, con motori a bassa cilindrata (300 o 500 c.c.), che costino poco, ecologiche, fatte di plastica, adatte allo smontaggio, ecc.
  3. Farsi cacciare fuori dalla NATO, perché? Perché è molto comodo stare dentro una alleanza militare e.. “non pagare mai il dazio”: vai avanti tu (USA) che a me viene da ridere…
  4. Fare (finalmente) una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro e mettere mano al diritto dei lavoratori di determinare con il loro voto i contratti e gli accordi che li interessano.

Sono sogni? Forse SI: però meglio i sogni che gli incubi, specie per il prossimo decennio! Meglio dare un sogno per cui valga la pena battersi: “Al buio per camminare nella direzione giusta (dice il saggio) occorre ogni tanto alzare lo sguardo verso le stelle e farsi guidare da loro.. per non girare intorno”

E non erano sogni quelli de “la salute non si vende”: la parola d’ordine coniata dalla CGIL (con Garavini, Trentin, Ivar Oddone e il gruppo dirigente dalla CdL di Torino) in un convegno alla Farmitalia di Settimo del 1961? Ci vollero 10 anni per passare tra i lavoratori. Quando andavi nelle fabbriche a predicare quel verbo, dal fondo della sala sentivi sempre una voce che ti rispondeva: “ma neanche si regala”!

E non era un sogno quello di Di Vittorio che all’indomani della scissione del 1948 (ad opera dei democristiani che fondarono la CISL), disse ai suoi: “e da domani tutti al lavoro per rifare l’unità sindacale” ci vollero 20 anni per arrivare alla FLM del 1968!

E non era un altro sogno quello sempre di Di Vittorio che nei primi anni ’50 pensò allo Statuto dei Diritti dei Lavoratori: lo portammo a casa solo nel Maggio del 1970!

E a proposito di sogni che si sono avverati potrei continuare a lungo…

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